mercoledì 19 gennaio 2022

19 Gennaio 1940. Nasce paolo Borsellino, un Eroe Civile.


 “Se la gioventù le negherà il consenso, anche l'onnipotente e misteriosa mafia svanirà come un incubo.” Paolo Emanuele Borsellino (Palermo, 19 gennaio 1940 – Palermo, 19 luglio 1992)

(19 gennaio 1940) Nasce a Palermo Paolo Borsellino, la stessa città in cui sarà ucciso il 19 luglio 1992 in seguito a un attentato della mafia in via d'Amelio, dove abitava la madre. Con lui moriranno anche i cinque agenti della scorta: Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.

 

Borsellino nasce nell'antico quartiere di origine araba della Kalsa. Entrambi i genitori lavorano nella farmacia di famiglia. Dopo aver frequentato il Liceo classico "Meli" s’iscrive alla facoltà di Giurisprudenza di Palermo: all'età di 22 anni consegue la laurea col massimo dei voti. Durante il periodo universitario il giovane Paolo trova anche il tempo per la politica, e sarà eletto come rappresentante studentesco nella lista del Fuan Fanalino, movimento di destra che fu sciolto nel 1996 perché d’ideologia neofascista. Pochi giorni dopo la laurea muore il padre, caricandosi così sulle sue spalle la responsabilità di provvedere alla famiglia. S’impegna con l'ordine dei farmacisti a tenere aperta l'attività del padre fino al conseguimento della laurea in farmacia della sorella.

 

Tra piccoli lavoretti e le ripetizioni Borsellino studia per il concorso in magistratura che supera nel 1963. Da allora Borsellino fu un incorruttibile magistrato, sino a far parte del “pool antimafia” costituito dal giudice Antonino Caponnetto. Il pool era un gruppo di giudici istruttori che si sarebbero occupati esclusivamente dei reati di stampo mafioso che, lavorando in gruppo, avrebbero avuto una visione più chiara e completa del fenomeno mafioso e, di conseguenza, la possibilità di contrastarlo più efficacemente. L’dea di Caponnetto maturò anche in seguito a un’amara constatazione, legata ai numerosi PM uccisi dalla mafia.

 

 

Quando questi venivano uccisi, la pista e i risultati da essi conseguiti morivano con loro. Per questo era necessario un insieme di magistrati che, lavorando e cooperando tra loro, avrebbero conosciuto le informazioni e le intuizioni di un magistrato che veniva a mancare, potendo in questo modo riprendere il filo delle indagini annientato dalla violenza mafiosa. Caponnetto chiamò Borsellino a fare parte del pool insieme con Giovanni Falcone, Giuseppe Di Lello e Leonardo Guarnotta. Il pool lavorò duramente per processare e condannare molti esponenti mafiosi, e il maxiprocesso di Palermo (che Borsellino preparò insieme a Falcone sull’isola dell’Asinara) che si concluse 342 condanne, tra cui 19 ergastoli. Il maxiprocesso fu un colpo ferale alla cupola mafiosa, che in quel periodo al suo vertice aveva Totò Riina e i corleonesi, vincitori dell’ultima guerra di mafia.

 

Il 24 luglio circa 10.000 persone parteciparono ai suoi funerali privati (i familiari rifiutarono il rito di Stato; (la moglie, Agnese Borsellino, ha accusato il governo di non aver saputo proteggere il marito, e volle una cerimonia privata senza la presenza dei politici), celebrati nella Chiesa di Santa Maria Luisa di Marillac, disadorna e periferica, dove il giudice era solito partecipare alla Messa. L'orazione funebre fu compiuta da Antonino Caponnetto, il vecchio giudice che diresse l'ufficio di Falcone e Borsellino: «Caro Paolo, la lotta che hai sostenuto dovrà diventare e diventerà la lotta di ciascuno di noi».

 

Pochi i politici: il presidente Scalfaro, Francesco Cossiga, Gianfranco Fini, Claudio Martelli. Il funerale è commosso e composto, interrotto solo dagli applausi. Qualche giorno prima, i funerali dei cinque agenti di scorta si svolsero nella Cattedrale di Palermo, ma all'arrivo dei rappresentanti dello stato (compreso il neo Presidente della Repubblica Italiana, Oscar Luigi Scalfaro), una folla inferocita sfondò la barriera creata dai 4000 agenti chiamati per la gestione dell’ordine pubblico. La folla urlava "Fuori la mafia dallo stato". Il Presidente della Repubblica fu fatto uscire dalla Cattedrale con grosse difficoltà, e fu spintonato anche il capo della polizia. La salma è stata tumulata nel Cimitero di Santa Maria di Gesù a Palermo.

 

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