lunedì 14 febbraio 2022

Quando la giornata promette bene. Di Vincenzo Maria D'Ascanio.


 

Stamattina, come accade ogni domenica mattina in cui mi trovo a Cagliari, sono andato alla stazione per la colazione. È una mia vecchia abitudine, legata anche alla presenza di un’autorevole tabaccheria, che mi consente di trovare tutti gli elementi per la mia autosopressione, lenta, inconscia ma legale.

 

Dopo aver brutalizzato la commessa con pretese da incubo, ecco dunque “la colazione”. Il barista è un marcantonio alto quasi due metri, sembra più un personaggio da Mortal Kombat piuttosto che un barman. Per quanto riguarda il viso, ha i lineamenti di un orso polare. Oggi parlava in inglese, e sulle prime ho pensato che stesse dando di matto, come ogni tanto gli accade. Invece no, in sostanza stava raccontando ad un tale che tra poco sarebbe partito per l’Inghilterra, per cominciare un nuovo lavoro legato a qualche progetto di vita, che, considerato il soggetto, doveva essere senz’altro assurdo.

 

Il cameriere si muoveva a passo di danza, era evidentemente compiaciuto della sua scelta, ma con gli occhi cercava la nostra approvazione. Io avrei voluto dirgli "Senti bello, qui hai un lavoro, una donna e una famiglia che ti vuole bene, quest'anno l'economia inglese crollerà e non hanno un minimo di stato sociale, lo stato sociale è peggio del nostro e gli inglesi sono ancora in fissa per gli europei." Tuttavia, mi son detto, al diavolo il mio pessimismo e i miei dati, magari gli va tutto bene e riesce a cavarsela alla grande, così gli ho dato stretto la mano, scordando il tipico pugno alla Covid: "In bocca al lupo, ci mancherai..." Ho anche la sua amicizia su Face Book, se non altro non lo perderlo di vista. Provo sempre una certa invidia per chi comincia un nuovo cammino, hanno quella brillantezza negli occhi e sono molto effervescenti.

 

La commessa, intanto, mi ha fatto sapere i vincitori di S. Remo. Nessuno glielo aveva domandato, ad ogni modo ci ha tenuto a precisarlo, stava parlando con un'amica e mi ha coinvolto in questa discussione tutta italiana degli stranieri che vincono Sanremo. Ho abbandonato la signora anche perché mi stava prendendo male, e sono andato nel cuore della stazione ferroviaria, per vedere che aria tirava. Nessuna, la stazione era vuota, c'era solo una ragazzina con le cuffie, che cinguettava una canzone fantasticando chissà quali amori.

 

Una regione è ben rappresentata dalle sue stazioni, per carità, quella di Cagliari ha anche un suo arredamento, ma manca l'elemento essenziale, ovvero i passeggeri. Come domandare un cappuccino, e vedersi restituire una tazza con due cucchiaini di zucchero. Mi è anche venuta voglia di comprare un libro, ma la libreria è sparita chissà dove... Alla libraria della Stazione ero particolarmente affezionato, erano esposti i miei primi due libri tra cui uno di poesie. Per carità, vaneggi di uno studente universitario, ma non siamo forse più affezionati ai nostri fallimenti che ai nostri piccoli successi? Tra l’altro “Vaneggi di uno studente Universitario” è un buon titolo sia per un romanzo che per una raccolta di racconti o poesie, se volete potete utilizzarlo per la vostra prossima opera.

 

Infine, sono andato dinanzi alla vecchia locomotiva degli anni 20', piazzata nel cuore della stazione. Tutto il prestigio del mezzo era espresso nella potenza del suo acciaio. Ho guardato all'interno, rimuginando la "Locomotiva" di Francesco Guccini, e domandandomi se mio nonno avesse mai usato questa devastante poesia blindata. Mi sono anche arrampicato al suo interno, giusto per sentire l'effetto che fa. In effetti, dava un senso di potere, essere su quel mezzo, in alto, dominante: prima i macchinisti dovevano essere una razza padrona, per padroneggiare simili satanassi.

 

Mentre andavo via, una ragazzina con le guancie straordinariamente rosse trascinava un enorme borsone. L'ho aiutata senza nemmeno domandarglielo, le ho sollevato la borsa e l'ho accompagnata in sala d'aspetto. "Sto andando ad Oristano, forse ho trovato un lavoro come commessa..." Mi disse. Tra me ho pensato, senza dire nulla: "Per molti oggi è giorno di cambiamenti, la giornata sembra iniziata bene.”

 

Pensato questo me ne andai. Non ricordo altro di quella giornata, chissà dov’è finita... mah.

 

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