Nella mia "home" leggo frasi che non posso condividere, per altro scritte da persone con cui, il più delle volte, trovo corrispondenze in ogni singolo pensiero. Purtroppo queste divergenze accadono su un qualcosa, su cui tutti dovremmo trovarci d'accordo... senza "se" e senza "ma." Ciò accade puntualmente ogni 27 Gennaio, durante la "Giornata della Memoria."
Non che non condannino l’olocausto, per carità, ma la loro
condanna è accompagnata da un ponte con quanto avviene tra israeliani e
palestinesi. In breve, si afferma che oggi gli ebrei (non Israele) sono
diventati i nuovi "nazisti," mentre i palestinesi sono i nuovi
perseguitati, i nuovi deportati, il nuovo capro espiatorio da sacrificare alla
bestialità umana.
Anch'io credo che la destra israeliana attualmente al governo,
stia conducendo un politica che prevarica i sacrosanti diritti del popolo
palestinese. Non solo, sono sicuro che proprio questa politica metta in pericolo
quel popolo che vorrebbe proteggere coi mezzi più odiosi e infamanti, spesso
includendo nelle loro operazioni militari i civili palestinesi che hanno l’unico
torto di chiedere terra e acqua.
Tuttavia di questo, oggi, non intendo parlare, altrimenti cadrei
nello stesso malinteso, contaminando il "senso" di questo giorno: ovvero
ricordare cosa può fare l'uomo quando vengono meno ragione e ogni senso di
civiltà, e la nostra ferocia viene liberata senza più argini o freni. Ricordare
cosa possiamo fare quando rifiutiamo ogni legge morale, credendo di essere al
centro di un ipotetico disegno divino dove, per altro, le divinità di
riferimento diventiamo noi stessi, con la possibilità di stabilire
arbitrariamente cosa sia giusto e sbagliato, e individuando così le vittime
sacrificabili per la buona riuscita del "nostro" progetto universale.
Attualmente in Italia assistiamo a un forte rigurgito antisemita. Scritte sulle
porte dei nostri connazionali ebrei, profanazione delle loro tombe, aggressioni
nelle strade e nelle piazze. In altri Stati europei e non, ricompaiono forme di
discriminazione o vera e propria persecuzione, nei confronti di persone che
arrivano da altri continenti. Questi sono additati come preventivi responsabili
della disoccupazione, della criminalità o addirittura del tentativo di
sottrarci il nostro "sacro territorio." Perché nei tempi bui, l'insediamento
nelle masse delle paure da parte di arruffapopoli di ogni sorta, trova sempre
il suo potente richiamo.
Mai come oggi è importante guardare alla giornata della memoria
anche per tutti coloro che morirono in quei campi come oppositori politici,
oppure perché disabili, omosessuali, zingari, testimoni di Geova. Perché quanto
accaduto nei campi di concentramento nazisti, non riguardò solo gli ebrei ma la
civiltà intera. I campi di concentramento ci furono per un motivo: l’idea che
un popolo sia naturalmente o divinamente superiore agli altri, e partendo da
questo presupposto possa compiere qualsiasi bestialità per difendere la sua "purezza."
Un presupposto, un principio, un’idea che possiamo trovare in ogni popolo della
terra, anche nel nostro, soprattutto in quelle anacronistiche minoranze che
cercano in un arcano passato i motivi della loro mitizzazione.
Lo ha fatto una parte del popolo tedesco, cercando nella
mitizzazione nordica le origini della loro purezza razziale. Lo abbiamo fatto
noi italiani, riproponendo vessilli e icone romane per giustificare la nostra
volontà di opprimere altri popoli. Lo fanno oggi anche gli ebrei, una parte di
ebrei, che trovano nel vecchio testamento le ragioni per giustificare "il
popolo eletto." A questo deve
servire la Giornata della Memoria, ovvero a respingere con forza l’idea che un
popolo possa essere superiore agli altri, che una civiltà possa essere
superiore alle altre, o che la superiorità derivi dalla religione. Perché se
noi giustifichiamo la superiorità verso inesistenti "altri," potremmo
trovarci a discutere della superiorità di alcuni nei nostri confronti. Per
questo ricordiamoci di respingere senza discussioni queste idee, riconoscendo l’esistenza
di una sola razza umana, che lotta per il progresso e il benessere di un solo
popolo mondiale e di una sola razza, quella umana.
Vincenzo Maria D'Ascanio
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