venerdì 11 febbraio 2022

Curiosità e intelligenza. Di Vincenzo Maria D'Ascanio


 

La scorsa mattina mi è accaduto un fatto singolare. Non stavo benissimo, avete presente quando vi alzate con un mal di testa non eccezionale, ma sopportabile? Comunque, faccio colazione, guardo il balcone, e vedo buste della spazzatura, troppe. Decido di farle sparire, e mi dico: "Adesso svuoto i cestini della camera (due), quello della cucina e quello del bagno." Sistemata la spazzatura nelle solite buste della spesa, mi accorgo di aver terminato i sacchi neri, quelli grandi, in cui contavo di mettere i piccoli. Non desisto, in qualche modo sistemo le buste sulla braccia, ne tengo qualcuna con le dita. Panico: erano pesanti e maleodoranti, la ragazza che lava le scale mi guarda ridendo (forse ride anche perché mi ha fottuto la scopa che sta usando: "prestamela, te la porto subito", mi disse...)



Va bene, arrivo dinanzi ai cassonetti ed una busta, quella dell'umido, si apre, io urlo "cazzo", e proprio in quel momento si apre un'altra busta. A questo punto, tra mal di testa e confusione, do un calcio al cassonetto, lo apro, lancio i sacchi rimasti dentro, poi, per qualche secondo, col fiatone, resto a guardare la spazzatura caduta sulla strada. A quel punto sento una risata, era il signore del primo piano, un barbaricino da anni a Cagliari, ma rimasto barbaricino dentro. Ride per un po', poi la smette, fa un tiro di sigaretta, mi guarda: "Ses tontu commenti unu piccu." Un attimo di silenzio, dunque aggiunge: "Burriccu!" E ricomincia a ridere.



Tempi or sono, gli avrei lanciato una bottiglia sulla finestra. Oggi no, alla fine, mi metto a ridere anch'io (del resto, alle riunioni di condominio ha sostenuto le mie tesi più assurde, e da anni mi ha in simpatia, non so perché.) Comunque sistemo tutto, lo saluto, ascolto le sue lamentele sulle piste ciclabili, gli do ampiamente ragione (quando un argomento non m'interessa, oppure non ho voglia di parlare, do ragione a tutti... tutti quanti, anche ai vaneggiamenti più sconcertanti). Tuttavia il signore mi ha messo la pulce nell'orecchio: "E se fossi scemo davvero? Un somaro, un idiota, ottuso, unu bestiolu fattu e lassau... Chi accidenti mi ha convinto della mia intelligenza? ("È intelligente ma non si applica, dicevano le maestre, forse tutto è cominciato così"). Il dubbio mi rode per tutta la giornata, rivedo il libro del momento e correggo solo punti e virgole, entro in uno stato di semi panico... poi mi tranquillizzo, insomma, è scontato che il 90, 95% delle persone si considerino dotate d'intelletto.

 

Le frasi di un anziano mi hanno catapultato nel 5%, a quel punto è arrivata la conferma: sono più intelligente della media o, per meglio dire, non appartengo a nessuna media, non sono posizionabile. Non chiedetemi il ragionamento che ho fatto, ma in sintesi è questo: quando metti in discussione, anche l'elemento in cui hai avuto più certezza in tutta la tua vita (tanto da sfiorare soglie di spudorata arroganza), sei libero da ogni punto fermo, e la tua mente spezza le catene mentali che la rinchiudono, distruggi le barriere dell'ottusità', e sei pronto ad arrivare "ove il cor per poco non si spaura". Insomma, per dirla con Leopardi, ho guardato oltre la siepe, e voglio continuare a guardare, pur correndo il rischio di restare invischiato nella totale incomunicabilità.

 

Oggi come oggi non so cosa sia l’intelligenza, non so se lo sono. Tuttavia sono molto curioso, voglio sapere anche le cose più strane. Mi perdo nel chiedermi come funziona la stufa, leggo libri sul medioevo più oscuro scritto da qualche pazzo, sto imparando a conoscere i nomi delle campagne intorno al mio paese attualmente sto imparando a usare la chitarra e quando qualcuno mi chiede perché voglio imparare a farlo, o qualche mio parente mi ricorderà che di certo abbandonerò a metà percorso (come spesso mi è capitato nella vita) farò finta di nulla.

 

Non conta essere intelligenti, credo sia più importante essere curiosi. Su questo punto credo di aver detto tutto, e non aggiungerò altro.

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