Queste poche righe sono il finale di una delle più belle (secondo me) poesie di Pablo Neruda. La scrisse dopo che il luogo in cui abitava in quel periodo (in Spagna, a Madrid) fu bombardato dalle forze aeree nazifasciste che appoggiavano il dittatore Franco che, come sappiamo, in seguito vinse la guerra civile. Le parti che si scontravano durante la guerra erano coloro che difendevano la repubblica legittimamente eletta (anche con diverse persone che arrivavano dall'estero, come le Brigate Internazionali) e coloro che, invece, volevano l'imposizione di uno dei regimi più beceri della storia. Neruda si rivolge direttamente al lettore.
Attraverso
una finzione letteraria immagina che un fittizio ascoltatore, dopo aver letto
la poesia, gli domandi: "Pablo, perché ci parli di queste cose? Dov'è
finita l'impetuosità del mare e della natura, il silenzio nelle spiagge cilene,
la sensualità e tutto l'ardore che sprigioni quando parli delle bellezze del
pianeta? Perché non ci parli di tutto questo?
Allora
Neruda, sempre nella finzione, si rivolge al suo immaginario interlocutore
dicendogli: "Come posso scrivere della bellezza, dopo che ho visto
scorrere il sangue dei bambini e di tutte le altre persone morte. In seguito,
come rivolgendosi a una platea, ripete la drammatica frase "Venite a
vedere il sangue per le strade," venite a vederlo e poi ditemi se avete
ancora voglia di ascoltare altro, se avete voglia di sentire dei versi che
parlano della bellezza."
Credo che,
in questo caso, Neruda abbia scritto una delle più profonde poesie civili della
storia della letteratura. Nei libri di storia noi possiamo leggere dei numeri,
dei fatti, delle statistiche, questa è la funzione della storia. Tuttavia,
scrittori, poeti, pittori e tutti gli artisti in generale, sono in grado di
farci accompagnarci all'interno della storia, di farcela sentire nelle vene, di
farci indignare davvero per le innumerevoli ingiustizie, perché così anche noi
saremmo idealmente trasportati su quelle strade, dove potremmo vedere scorrere
il sangue. dove vedremmo la distruzione, madri e padri che piangono i loro
figli. A mio parere è la più importante funzione di uno scrittore, di un poeta:
quella di espandere la nostra coscienza, di farci comprendere davvero...
"Generali
Traditori:
Guardate la
mia casa morta,
Guardata la
Spagna spezzata:
Però da
ogni casa morta
esce
metallo ardente
Invece di fiori,
Da ogni
foro della Spagna
La Spagna
viene fuori,
Da ogni
bambino morto vien fuori un fucile con occhi,
Da ogni
crimine nascono proiettili
Che un
giorno troveranno il bersaglio
Del vostro
cuore.
Chiederete:
perché la tua poesia
Non ci
parla del sogno, delle foglie,
Dei grandi
vulcani del paese dove sei nato?
Venite a
vedere il sangue per le strade,
Venite a
vedere
Il sangue
per le strade,
Venite a
vedere il sangue
Per le
strade!"
(Pablo
Neruda, dalla poesia "spiego alcune cose")
#vincenzomariadascanio
(scusate se ho cambiato l'immagine, ma la precedente poteva essere intesa in
modo sbagliato, e in face book non sono di certo i fraintendimenti a mancare,
essendo la comunicazione "mediata"...
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