mercoledì 9 febbraio 2022

Spezzare le catene del sistema per correre, e non essere più imbrigliati! Di Vincenzo Maria D'Ascanio


 

Ho appena evitato un cane gigante in superstrada, non so come ho fatto, ora sono fermo in una piazzola di sosta. La situazione è questa. Noi ci troviamo su una spiaggia, siamo incatenati ai piedi, le catene arrivano dalla sabbia. Intorno, abbiamo delle mura, non è un cubo, non abbiamo tetto. Abbiamo quattro pareti in cemento armato, alte sette metri, sprofondate per otto metri. Le catene non ci permettono di arrivare alle pareti.



Le catene ai piedi sono i nostri ostacoli mentali. I muri sono i nostri ostacoli esistenziali.



Possiamo solo urlare, chiedere aiuto, individuare responsabili per giustificare la nostra condizione, niente, siamo soli e continuiamo a urlare, senza essere ascoltati. Dopo aver sbraitato per molto tempo, ci sediamo, e sulla sabbia vediamo un pezzettino di ferro. Era sempre stato là, ma concentrati a urlare non riuscivamo a vederlo. Allora lo prendiamo, e cominciano a lavorare sulle catene. Il lavoro è continuo e noioso, così cominciamo a pensare a tutte le catene mentali: il decoro, le credenze che ci hanno somministrato da quando eravamo bambini, le abitudini stolte che continuiamo a perpetrare per stare dentro un branco o sistema (avere una bella macchina, fare carriera etc...). Arriva la sera, niente, le catene non sono facili da togliere, però non stiamo più urlando perché siamo finalmente concentrati sul nostro problema.



La mattina riusciamo a spezzare le catene, però c'è il muro, siamo preoccupati, ma appena ci avviciniamo vediamo tanti piccoli buchi nel cemento armato. Prima avevamo le catene, non potevamo avvicinarci, ma ora, ora vediamo che salire non è così difficile, basta volerlo. Mentre saliamo, pensiamo ai nostri obblighi esistenziali: il lavoro, la famiglia, la casa: tutte le oasi create nel tempo per sentirci al sicuro. Arrivati in cima al muro urliamo, non sappiamo come scendere a ci buttiamo. La sabbia attutisce il colpo ma... ei, pensavate di liberarvi senza pagare pegno?



Vi alzate, attorno non c'è nulla. Provate smarrimento, avere lasciato il lavoro che odiavate, lasciato dentro quella tante piccole sicurezze che non vi facevano stare bene, ma che vi aiutavano a sopportare. Adesso siete soli, nella spiaggia, con tanti dolori dovuti alla caduta. Infine prima camminate, poi cominciare a correre, a correre, sempre più veloci. Non sapete dove state andando, ma vi piace correre, e quanto vi piace!

Per chi è sempre stato in catene, non c'è niente di più bello che correre... e non avere più paura. Perché se non hai nulla da perdere, la paura cessa di esistere.



#vincenzomariadascanio #vincenzomariadascanioautore

#lenostrepaure #ilsistemaillusorio

Nessun commento:

Posta un commento

Quando la giornata promette bene. Di Vincenzo Maria D'Ascanio.

  Stamattina, come accade ogni domenica mattina in cui mi trovo a Cagliari, sono andato alla stazione per la colazione. È una mia vecchia ab...