Ho appena evitato un cane gigante in superstrada, non so come ho
fatto, ora sono fermo in una piazzola di sosta. La situazione è questa. Noi ci
troviamo su una spiaggia, siamo incatenati ai piedi, le catene arrivano dalla
sabbia. Intorno, abbiamo delle mura, non è un cubo, non abbiamo tetto. Abbiamo
quattro pareti in cemento armato, alte sette metri, sprofondate per otto metri.
Le catene non ci permettono di arrivare alle pareti.
Le catene ai piedi sono i nostri ostacoli mentali. I muri sono i
nostri ostacoli esistenziali.
Possiamo solo urlare, chiedere aiuto, individuare responsabili per
giustificare la nostra condizione, niente, siamo soli e continuiamo a urlare,
senza essere ascoltati. Dopo aver sbraitato per molto tempo, ci sediamo, e
sulla sabbia vediamo un pezzettino di ferro. Era sempre stato là, ma
concentrati a urlare non riuscivamo a vederlo. Allora lo prendiamo, e
cominciano a lavorare sulle catene. Il lavoro è continuo e noioso, così
cominciamo a pensare a tutte le catene mentali: il decoro, le credenze che ci
hanno somministrato da quando eravamo bambini, le abitudini stolte che
continuiamo a perpetrare per stare dentro un branco o sistema (avere una bella
macchina, fare carriera etc...). Arriva la sera, niente, le catene non sono
facili da togliere, però non stiamo più urlando perché siamo finalmente
concentrati sul nostro problema.
La mattina riusciamo a spezzare le catene, però c'è il muro, siamo
preoccupati, ma appena ci avviciniamo vediamo tanti piccoli buchi nel cemento
armato. Prima avevamo le catene, non potevamo avvicinarci, ma ora, ora vediamo
che salire non è così difficile, basta volerlo. Mentre saliamo, pensiamo ai
nostri obblighi esistenziali: il lavoro, la famiglia, la casa: tutte le oasi
create nel tempo per sentirci al sicuro. Arrivati in cima al muro urliamo, non
sappiamo come scendere a ci buttiamo. La sabbia attutisce il colpo ma... ei,
pensavate di liberarvi senza pagare pegno?
Vi alzate, attorno non c'è nulla. Provate smarrimento, avere
lasciato il lavoro che odiavate, lasciato dentro quella tante piccole sicurezze
che non vi facevano stare bene, ma che vi aiutavano a sopportare. Adesso siete
soli, nella spiaggia, con tanti dolori dovuti alla caduta. Infine prima
camminate, poi cominciare a correre, a correre, sempre più veloci. Non sapete
dove state andando, ma vi piace correre, e quanto vi piace!
Per chi è sempre stato in catene, non c'è niente di più bello che
correre... e non avere più paura. Perché se non hai nulla da perdere, la paura
cessa di esistere.
#vincenzomariadascanio #vincenzomariadascanioautore
#lenostrepaure #ilsistemaillusorio
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