Stamattina,
come accade ogni domenica mattina in cui mi trovo a Cagliari, sono andato alla
stazione per la colazione. È una mia vecchia abitudine, legata anche alla
presenza di un’autorevole tabaccheria, che mi consente di trovare tutti gli elementi
per la mia autosopressione, lenta, inconscia ma legale.
Dopo aver
brutalizzato la commessa con pretese da incubo, ecco dunque “la colazione”. Il barista
è un marcantonio alto quasi due metri, sembra più un personaggio da Mortal
Kombat piuttosto che un barman. Per quanto riguarda il viso, ha i lineamenti di
un orso polare. Oggi parlava in inglese, e sulle prime ho pensato che stesse
dando di matto, come ogni tanto gli accade. Invece no, in sostanza stava raccontando
ad un tale che tra poco sarebbe partito per l’Inghilterra, per cominciare un
nuovo lavoro legato a qualche progetto di vita, che, considerato il soggetto,
doveva essere senz’altro assurdo.
Il cameriere si
muoveva a passo di danza, era evidentemente compiaciuto della sua scelta, ma
con gli occhi cercava la nostra approvazione. Io avrei voluto dirgli
"Senti bello, qui hai un lavoro, una donna e una famiglia che ti vuole
bene, quest'anno l'economia inglese crollerà e non hanno un minimo di stato
sociale, lo stato sociale è peggio del nostro e gli inglesi sono ancora in
fissa per gli europei." Tuttavia, mi son detto, al diavolo il mio
pessimismo e i miei dati, magari gli va tutto bene e riesce a cavarsela alla
grande, così gli ho dato stretto la mano, scordando il tipico pugno alla Covid:
"In bocca al lupo, ci mancherai..." Ho anche la sua amicizia su Face
Book, se non altro non lo perderlo di vista. Provo sempre una certa invidia per
chi comincia un nuovo cammino, hanno quella brillantezza negli occhi e sono
molto effervescenti.
La commessa,
intanto, mi ha fatto sapere i vincitori di S. Remo. Nessuno glielo aveva domandato,
ad ogni modo ci ha tenuto a precisarlo, stava parlando con un'amica e mi ha
coinvolto in questa discussione tutta italiana degli stranieri che vincono
Sanremo. Ho abbandonato la signora anche perché mi stava prendendo male, e sono
andato nel cuore della stazione ferroviaria, per vedere che aria tirava.
Nessuna, la stazione era vuota, c'era solo una ragazzina con le cuffie, che
cinguettava una canzone fantasticando chissà quali amori.
Una regione è
ben rappresentata dalle sue stazioni, per carità, quella di Cagliari ha anche
un suo arredamento, ma manca l'elemento essenziale, ovvero i passeggeri. Come
domandare un cappuccino, e vedersi restituire una tazza con due cucchiaini di
zucchero. Mi è anche venuta voglia di comprare un libro, ma la libreria è
sparita chissà dove... Alla libraria della Stazione ero particolarmente
affezionato, erano esposti i miei primi due libri tra cui uno di poesie. Per
carità, vaneggi di uno studente universitario, ma non siamo forse più
affezionati ai nostri fallimenti che ai nostri piccoli successi? Tra l’altro “Vaneggi
di uno studente Universitario” è un buon titolo sia per un romanzo che per una
raccolta di racconti o poesie, se volete potete utilizzarlo per la vostra
prossima opera.
Infine, sono
andato dinanzi alla vecchia locomotiva degli anni 20', piazzata nel cuore della
stazione. Tutto il prestigio del mezzo era espresso nella potenza del suo
acciaio. Ho guardato all'interno, rimuginando la "Locomotiva" di
Francesco Guccini, e domandandomi se mio nonno avesse mai usato questa
devastante poesia blindata. Mi sono anche arrampicato al suo interno, giusto
per sentire l'effetto che fa. In effetti, dava un senso di potere, essere su
quel mezzo, in alto, dominante: prima i macchinisti dovevano essere una razza
padrona, per padroneggiare simili satanassi.
Mentre andavo
via, una ragazzina con le guancie straordinariamente rosse trascinava un enorme
borsone. L'ho aiutata senza nemmeno domandarglielo, le ho sollevato la borsa e
l'ho accompagnata in sala d'aspetto. "Sto andando ad Oristano, forse ho
trovato un lavoro come commessa..." Mi disse. Tra me ho pensato, senza
dire nulla: "Per molti oggi è giorno di cambiamenti, la giornata sembra
iniziata bene.”
Pensato questo
me ne andai. Non ricordo altro di quella giornata, chissà dov’è finita... mah.
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